Uno dei quadri compenetranti di Castaldi in cui può accadere di tutto… La camera oscura è una stanza con illuminazione controllata per il trattamento del materiale fotosensibile e può essere completamente oscura oppure illuminata con luci di un colore particolare (quasi generalmente rosso) che non impressionano l’emulsione che è in corso di trattamento.. In questo luogo la carta sensibile riceve in stampa le immagini positive…
Il processo fotografico dà dunque origine a immagini persistenti di oggetti visibili, mentre la camera oscura, tutta nera, creata da Mimmo Castaldi non produce immagini persistenti di oggetti visibili, ma immagini casuali, nate da un’improbabile ipotesi aperta nei suoi effetti, affidata alla creatività dei materiali, dalle cui combinazioni nascono negativi, segni, composizioni inaspettate. Nei quadri di Castaldi «si entra — dice egli stesso — e lì dentro può accadere di tutto. Garze, legno, ori, che di per sé impreziosiscono tempera, colore, vengono a costruire l’opera, come un lungo lavoro di ritocco a una fotografia. Lo strato sottostante della superficie, quello a contatto con la tela, la tavoletta, il fondo si fa struttura, che a mano a mano diventa articolata, per l’azione di strati sovrapposti e dimensioni diverse; cosi l’iniziativa diventa painting, creativa, ciò, che di individuale e personale l’artista vuole mettere sulla superficie. L’opera di Castaldi dunque riporta a una camera oscura, a effetti di volumi a incastro che danno il concetto di profondità, anche se si tratta di opere bidimensionali. MESSAGGERO VENETO Mercoledí 21 marzo 1990
Dal profondo nero
Dal profondo nero esce un raggio di luce: un segno di vita. Mimmo Castaldi parte appunto dall’azzeramento dell’immagine, cioè dalla non forma della notte. Quindi costruisce la sua porzione del mondo attraverso giustapposizioni di brani luminosi che s’innestano l’un l’altro, entro il ritmo di composizioni d’una calibrata semplicità. Le tele sono grezze, ruvide; ma gli inserti di carte trasparenti sembrano animarle nel contrasto e nell’unione, magari raccordate talvolta da inserti lignei.
L’impressione è quella di un mondo africano recuperato da una nostra sensibilità: i toni bruni, grigi, le ocre, i marron bruciati, i bianchi slavati giuocano tra loro come in un tappeto, con accenti che rasentano una sorta di magia totemi. Castaldi lavora all’interno di una concezione formalistica, toccando appena il lato simbolico. Si tratta di un processo di riscoperta e ricomposizione dell’esperienza primaria. Ecco che egli sente anche il bisogno di una luce diversa che rischiari le tenebre di un mistero esistenziale che è quello stesso del cosmo: e inserisce, in un tondo finemente stemperato di carte trasparenti, quattro ugelli metallici da cui escono luci verdi. Ciò accresce, ma sempre con discrezione, quel quoziente magico che s’insinua nelle sue opere. Si sente di lontano un rullio di tamburi, mentre tutto si smorza dolcemente. Paolo Rizzi
MIMMO CASTALDI
Luglio 1992 “Carte” PALAZZO DATINI – PRATO (Fi)
In passato il compito della critica è stato quello di una analisi del lavoro ricorrendo alla sua strutturazione interna collegata poi al sociale quale elemento linguistico del divenire, per tanto alla luce di questa impostazione il lavoro di Castaldi poteva assumere un valore derivato da elementi generali presenti nella storia dell’arte di questi decenni.
Oggi la prospettiva delle cose è cambiata, o, meglio le cose in sé non sono cambiate ma è cambiato l’atteggiamento psicologico e culturale nei confronti delle stesse, ed ecco allora che possiamo vedere il lavoro di Castaldi sotto un’altra dimensione. Esso diviene non più e solo un lavoro dalle ascendenze naturali ed obbligate bensì assume una complessità legata alla leggerezza di questo nostro tempo ed alla sua ripetizione dentro l’esistente “Impero dei Segni”. Le Carte di Mimmo Castaldi assumono ora la freschezza di un bricolage di dis-alienato, felicemente colorate nei loro “arabesques” mediterranei. Si passa dall’esplosione cromatica che denuncia l’emozionalità dell’Autore all’implosione strutturale delle forme che creano situazioni spaesanti: fiabesche. Il tutto controllato da un nero di fondo che delimita, urta; sposta la visione costringendola dentro uno scenario teatrale aperto, il quale si svolge sulla piattezza del foglio. Un lavoro questo, alchemico, di memoria ricostruita con passione e tenerezza. Boris Brollo
VERSO TERRE LONTANE
“Ho già visto poeti trasformati, con lo sguardo rivolto contro sé stessi” F. Nietzsche Vi fu un tempo in cui all’Occhio Senza Palpebra parve che il buio nero inghiottisse tutta la luce esistente ed Esso non ne fu angosciato in quanto non ne conosceva il significato vero e rimase lì come incantato da sé, in attesa che questi eventi gli scorressero addosso insieme a quel ritorno di immagini fredde e lisce. Percepiva suoni e voci lontane; un rumore di colori, lenti nell’avanzare e collaborava meccanicamente ricreando il tutto in situazioni illustrative, elemento questo vicino alla conoscenza più profonda appunto perché più distaccata, fuori dal sé; un’applicazione controllata intelligente, dove l’anima si confonde con l’immagine per brillare di sé freddamente, riflessa come una luna.
In quel tempo avvenne un fatto insolito: forse un filosofo, per alcuni un sacerdote di chissà quale religione, passò di lì e la sua “voce dorata” e silenziosa divenne abbacinante, bianca, ed il grosso Occhio Senza Palpebra scartò improvviso e si rovesciò all’interno (tal quale ad un guanto che viene sfilato alla Memoria), cominciando così a guardarsi dentro. Scoperse ecolaliche architetture, fusioni sonore e tattili verbosità; scoperse la propria fluidità interiore: una sua immaterialità immaginativa, lo scorrere dell’Essere sui e coi pensieri. Scoprì una pittura psichica data da un “caramellato” d’immagini e l’Occhio ne restò affascinato, tanto da essere ancora lì intento a rincornerne le visioni. BORIS BROLLO
Perugia incontra Castaldi
Messaggero Veneto Sabato 14 novembre 1992 Una personale dell’artista da oggi al 28 novembre in Umbria
Portogruaro, città d’arte, esporta cultura anche fuori regione. Lo fa, in questa occasione, con l’artista Mimmo Castaldi, docente di educazione artistica, che aprirà oggi pomeriggio alla galleria Incontro di Perugia una mostra personale della sua più recente produzione artistica. Il pittore è stato invitato in terra umbra dall’Associazione culturale Incontro, che ha organizzato la manifestazione (rimarrà aperta fino al 28 novembre) in collaborazione con l’Associazione culturale La roggia di Pordenone.
Castaldi, reduce da una personale allo studio laboratorio di Torino denominata Impero dei sensi, da una mostra, per incanto, svoltasi al palazzo Datini di Prato e da una collettiva, Incontro, a La salute di Livenza, come ha recentemente affermato il critico torinese Paolo Levi sul quotidiano Repubblica, presenterà in questa sua fatica perugina una serie di opere «che hanno la bellezza della materia, del segno e del colore e, soprattutto, una onestà di fondo». C’è da dire inoltre di Mimmo Castaldi che, oltre a essere un valido artista, si è dimostrato, in questi giorni, anche un pittore dotato di particolare sensibilità e riconoscenza nei confronti delle istituzioni pubbliche. Padre, da pochi giorni, di una splendida bambina, Barbara, che la moglie, Patrizia De Laurentis, ha dato alla luce il 6 novembre scorso nel reparto di ginecologia dell’ospedale di Portogruaro, ha donato al nosocomio portogruarese una tela intitolata, appunto, Maternità.
Una proposta stimolante
…Nascono da qui le sue composizioni mano-crome (con ossessiva preminenza del nero) che tendono per lo più ad organizzarsi come installazioni più o meno provvisorie e, sempre, con una preferenza esplicita alla gestualità dello stricking, controllata da una fondamentale cultura geometrica. Ne nasce una proposta stimolante nella quale molti dati storici della poetica astratta sono riconoscibili da una sintesi finale originale e ricca di risvolti e prospettive. Savona – Il Brandale (Ottobre 1991) E. Di Grazia