Momento di dilatazione e di intensificazione dell’esperienza pittorica, la scultura per Domenico Castaldi diventa una forma espressiva con un suo inconfondibile spessore linguistico.
Collegata idealmente alla tradizione delle avanguardie storiche, che coniugano progetto artistico e vita vissuta, essa sembra dettata e governata da un interesse socio antropologico che induce l’artista a ricalcare le tracce delle proprie origini campane e ad interrogarsi sulle condizioni della società contemporanea, sui dubbi e le perplessità che essa crea.
Castaldi, sposando l’idea che l’arte è metafora della vita, con un gusto ludico e grottesco tendente a sdrammatizzare la sacralità della scultura, cattura – in un momento magico compreso tra realtà e dimensione surreale – ricordi personali, frammenti di quotidianità e di storia collettiva e li mostra nella loro “ verità”, ne svela l’anima e la potenzialità poetica.
Le sue sculture sono strutturate come un racconto: immagini chiaramente focalizzate vengono collegate con una sapienza fatale ed insieme infantile testimone di una stravagante vocazione ludica e di un gesto estetico votato alla teatralizzazione.
Caratterizzate da una smorfia grottesca e da una sottile vena ironica, schiudono una vaga inquietudine ed un enigma rispetto alle possibilità di riflettere e di progettare il “proprio viaggio” o di rispondere a dei quesiti esistenziali.
Echeggiano memorie misteriose ed evocano un’aura di “antichità” esorcizzata dalla contaminazione con elementi simbolici o provocatori ( cuore – labbra – spiritelli …) dalla resa fortemente espressiva e popolaresca e da una bizzarria cromatica che, al di là dell’apparenza manieristica, custodisce un’ambizione narrativa parodistica. Le sculture di Castaldi sono terracotte: nascono cioè da un materiale “ modesto”, morbido, immediato, acquiescente all’ingegno dell’artista che, manipolandolo plasticamente, lo esalta inventivamente e lo veste di luce, di colore e di una intrigante magia.
Aprile 2011
Flavia Benvenuto Strumendo