di Sabrina Zannier
Messaggiero Veneto – inserto, 6 novembre 1994
Mille simbologie celate in ogni dettaglio
delle opere di Castaldi
img S. Antonio e Padre Pio la mano e le angurie
Padre Pio, la mano e le angurie
L’uomo si trova quindi solo con se stesso e con i frammenti di storia, le tracce di mondo, del resto non sempre oggettivi
Piccole bacheche, vivaci teatrini preziosamente incorniciati, a contenere un’immagine della Vergine con il bambino, una tartaruga sorridente, maschere caricaturiali, silhouettes di volti, cuori, stelle e fiori naif, un cagnolino recuperato dal mondo dei cartoons. I lavori di Domenico Castaldi, raccolti nella mostra “ Provare per credere” alla galleria Crossing di Portogruaro, si presentano come immagini dal sapore volutamente popolare, dove i minuti oggetti non sono recuperati, ma ricreati e dipinti con colori saturi e vivaci, quasi a testimoniare una sorta di urlo quale identificazione di una presenza, attraverso la summa di frammenti di mondo.
Ogni dettaglio si fa carico di specifiche simbologie che corrono lungo il sottile confine tra sacro e profano, laddove il primo appare come mera citazione culturale ormai svuotata dalla valenza del culto: il latino còlere dal quale derivano entrambi i vocaboli (cultura e culto) sopravvive nell’accezione del “ coltivare”, ma perde quella più ampia del “ venerare”. Castaldi recupera il concetto degli ex voto come categoria del magico dove l’idea di una realtà divenuta ormai benigna convive con le minacce catastrofiche che incombevano sul graziato, come scrive Michelangelo Dal Pos in catalogo. Ma poi annulla il rapporto rituale con la divinità, proclama la fine delle ideologie, il crollo di un riferimento trascendente quale indice di salvezza.